Ferruccio Gard. Informali geometrie del sacro



di Isabella Falbo



La pratica artistica di Ferruccio Gard si svolge, dagli anni ’70 ad oggi, sul ricercato connubio dello stile astratto ottico-cinetico e del linguaggio informale, unitamente ad una intensa sperimentazione cromatica. 

Gard, attraverso pennellate liriche dai colori effervescenti trasforma la realtà in sostanza semantica, alla ricerca dell’assoluto.

 

La mostra conduce in modo esaustivo all’interno del percorso creativo dell’autore piemontese ma veneziano d’adozione e presenta una selezione di opere che inizia dal periodo ottico-cinetico della seconda metà degli anni ’70 e primi anni ’80, prosegue con la produzione degli anni ’90 caratterizzata dall’unione dello stile astratto/geometrico con elementi di gusto informale, giunge agli anni 2000 fino ad oggi dove l’artista si focalizza esclusivamente sulla ricerca cromatica.

 

Se la strategia linguistica di Gard predispone inizialmente un registro compositivo basato sul geometrico dove moduli lineari colorati divengono gli elementi strutturali che caratterizzano le composizioni come intelaiature optical - ad esempio le opere Modulazioni cromo-strutturali, Movimenti percettivi, Andante cromatico - nei lavori successivi Gard varia progettualità e lascia spazio alla “ripetizione differente” mediante la creazione di registri narrativi formati da un brulichio di elementi modulari standardizzati che mirano all’infinito - Alla ricerca dell’infinito, Autoritratto, Sinfonia in rosso e in blu. 

Qui l’esuberanza del colore deflagra la compostezza geometrica, destrutturando e trasformando le linee in nuclei cosmici, zone energetiche, principi vitali. 

È proseguendo in questa direzione che Gard elabora la sua più recente produzione, continuando a ragionare su queste “gocce di luce”, queste Stelle cadenti, per rifarci al titolo paradigmatico di una delle opere, che il Maestro trasforma in elementi modulari biomorfi dando vita a nuove composizioni germinanti.


Partita dal geometrico, la ricerca di Ferruccio Gard arriva così al biomorfo informale e opere come Sinfonia in 23 colori, Concerto in 5 colori e 26 variazioni, Sensazioni cromatiche, appaiono come universi fertili dove la ragione cede all’emozione.

Le rutilanti visioni lisergico-religiose di questa ultima serie appaiono tracce di energia cosmica capaci di aprire varchi percettivi, una sorta di infiniti psichedelici davanti ai quali lo spettatore è favorito ad abbandonarsi liberamente e ritrovare contatto con sé stesso. 

Questo riavvicinamento dell’anima all’emozione del Sacro, del Divino, appare amplificato dalla logica espositiva pensata all’interno dell’architettura religiosa dello splendido complesso di San Lorenzo a Cento.


Oggi il progresso come miglioramento della condizione umana sembra essersi arrestato a favore del potenziamento della tecnica, connessa alla sola dimensione quantitativa, così Dio, ed insieme a Lui il senso del sacro e il positivismo cristiano, sono svaniti quasi completamente dalle dinamiche del mondo contemporaneo e dai rituali della vita quotidiana, che appaiono quasi globalmente caratterizzati da una sorta di nichilismo nietzschiano che toglie significato ai valori supremi.

Se, come scriveva il filosofo tedesco “quando guardi nell’abisso l’abisso guarda dentro di te”, il senso di profondità che si percepisce contemplando le ipnotiche opere di Gard non è quello di tendenza new gothic caratterizzato da un “misterioso” negativo e bizzarro, ma un abisso psichedelico-divino che appare ancora legato ad una prospettiva positivista pan-religiosa, dove l’astrazione comunica una speranza, una fede. 


In questa epoca tecnomedievale o “Altermodern”, se vogliamo utilizzare il neologismo recentemente coniato da Nicolas Bourriaud, curatore della Tate Britain, per definire la nuova modernità, il sacro sopravvive all’interno delle ricerche poetiche di molti artisti contemporanei ed espresso nei modi più alternativi.

L’artista tedesco Gerhard Richter nel progetto per una delle vetrate della cattedrale gotica di Colonia, in una logica simile a quella di Ferruccio Gard, ha re-interpretato il messaggio di fede attraverso l’astrattismo, preferendo alle scene bibliche con rappresentazioni di santi e angeli una composizione astratta di 11.500 formelle in 72 colori.


Se il viaggio è considerato il presupposto per la nuova estetica moderna, quello cerebrale ispirato dalle visioni astratte di Gard orienta lo spettatore non verso la realtà di una società globale in crisi votata all’autodistruzione, ma verso la grandezza di un infinito al quale è bello potersi ancora riferire.


ISABELLA FALBO, testo critico della mostra Informali geometrie del sacro. Personale di Ferruccio Gard, a cura di Isabella Falbo e Roberto Roda. Cento (Ferrara) auditorium San Lorenzo, Cento, novembre 2008. In FERRUCCIO GARD, Informali geometrie del sacro, a cura di Roberto Roda e Isabella Falbo, Cento, Comune di Cento, in uscita.